FACTO | RE – Lo spazio, il tempo, la parola

Intervista di Michele Baldini per la rubrica ArteFaqTo

RE inaugurò con la sua mostra personale HORTUS CONCLUSUS la stagione espositiva di FaCTo, a fine maggio 2018. Abbiamo per questo pensato di esordire ancora con lei questa rubrica  dove ci parla del suo progetto ancora in corso, che ha a che fare con il tempo e il #lockdown.

Link dell’articolo:

FACTO – ArTEfAQ#1 – RE – Lo spazio, il tempo, la parola

RE, Hortus Conclusus

Hortus Conclusus – mostra personale di RE a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci – è l’evento che sabato 26 maggio alle ore 18:00 inaugurerà il nuovo spazio culturale FACTO di Montelupo Fiorentino. Nell’innovativa struttura – destinata al coworking artistico e culturale – sarà allestito il percorso espositivo che approfondisce il tema del “giardino recintato”. Dieci le opere create da RE con la particolare pratica pittorica del reverse on glass, tecnica divenuta un “marchio di fabbrica” della sua cifra stilistica.  

A caratterizzare l’allestimento sarà l’installazione site specific In Eden, così concepita dall’artista: “Trame e decorazioni floreali – diffuse nello spazio espositivo – suggeriscono la presenza prorompente della natura che, in analogia con il luogo, crea una scenografia surreale. L’utilizzo degli interni di uno spazio artificiale “nudo” adornato da decorazioni quasi barocche, realizzate con  fiori e foglie, identifica il luogo come materializzazione di uno spazio interiore da coltivare e curare. La polvere di ceramica – che completa le decorazioni – essendo dello stesso colore della pavimentazione presente, funge da prosecuzione “spaziale”, unendo il piano orizzontale (materia) da quello verticale (spirito). 

Scrive la curatrice Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci nel testo critico della mostra “FACTO si veste così dei fiori misti alle foglie che RE porta dalla sua Sicilia, di quei profumi che si legano inscindibilmente ad una commistione di polveri di ceramica, vera, indiscussa ed eccellente regina di Montelupo Fiorentino.  La profumata Sicilia si mischia ad una toscanità prorompente e autentica, grezza, concettualmente ibrida quanto formalmente è ibrida l’arte di RE, fatta di ritrovamenti, di scoperte, di regali del luogo (ne sono esempio i supporti impregnati della sua pittura), della genuinità del “thauma”, la meraviglia che genera la scoperta”.

La mostra di RE inaugura FACTO, il primo art-coworking in Toscana, i cui spazi espositivi sono affidati alla direzione artistica di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci.

Dopo la mostra Condizione curata da Roberto Baciocchi all’Elephant Paname di Parigi, la partecipazione alla collettiva Empatia alla Galleria Triphè di Roma a cura di Maria Laura Perilli, alla BIAS – Biennale Internazionale di Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell’Umanità a cura di Chiara Modica Donà delle Rose all’Hotel Metropole di Taormina e al Trasformatorio – Fourth International Lab for Experimental and Site Specific Arts diretto da Federico Bonelli – dove realizza le opere reverse on glass site-specific Tesoro da Custodire e Giampilieri Maggio 2018 –  RE continua a esplorare spazi espositivi innovativi e luoghi ricchi di suggestioni e fermenti culturali.

RE

Hortus Conclusus

a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

FACTO

Via XX Settembre, 34
50056, Montelupo Fiorentino (FI)

26 maggio – 26 luglio 2018

Inaugurazione: sabato 26 maggio ore 18:00

Orari mostra: lun – ven; ore 09:00 – 19:00

Ingresso libero

Organizzazione generale: FACTO

Allestimenti: Associazione Culturale Siddharte

Coordinamento: Giuseppe Morgana

Testo critico: Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

Referenze fotografiche: Archivio RE

www.factoassociazione.com

www.re-artist.eu

www.siddharte.com

INSIDE ART: Di chi sono gli occhi che guardano?

Recensione di Chiara Pace

È arrivata a Roma, nello spazio Fondamenta di Inside Art, la mostra Di chi sono gli occhi che guardano? dell’artista siciliana Emanuela Ravidà, in arte RE. Curata da Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci, l’esposizione, visitabile fino al 28 settembre, è allestita in perfetta armonia con lo spazio. Sembra un paesaggio lunare, apparentemente silenzioso, che comunica la passione, la creatività e l’ingegno che RE applica sulle sue opere. 35 lavori che occupano le pareti dello spazio e per ognuno di essi l’autrice ha una storia da raccontare: i colori dei fiori utilizzati che cambiano giorno dopo giorno, i lunghi tempi di attesa per vedere le sue opere finalmente realizzate, le immagini che, da sogni nella sua mente, finiscono per materializzarsi nell’opera stessa.

Ad esempio nei suoi Reverse, in cui, proprio come annuncia il titolo della mostra, chi avvicina lo sguardo si trova in realtà già dentro l’opera, che è al contrario, e la vista si perde in un’esplosione di materiali, colori, forme, paesaggi. Un insieme di sostanze che, ci confessa la stessa RE, non legano tra loro, non avrebbero alcun contatto in natura se non nelle opere che ci troviamo di fronte. E le reazioni che si scatenano danno vita a elementi nuovi, inaspettati, indefiniti. Anche l’opacità e la scarsa nitidezza di alcune trame sono volute: il tempo, lo spazio devono scomparire e gli occhi devono sforzarsi per apprezzare lo spettacolo a modo loro, senza costrizioni.
Una vecchia tela e una rete arrugginita sovrapposta sono arrivate qui dopo essere state lasciate per un anno in balìa delle intemperie: quello che vediamo non rappresenta la natura ma è la natura e ce lo dimostra la pianta di edera che da sola si è infiltrata nella maglia della rete e ora è parte integrante dell’insieme. Uno strano oblò in legno, dono di un rigattiere, racchiude un potpourri di petali, terra, vernice, colla che si fondono e galleggiano nel loro mondo sottovuoto, il loro über al di sopra del momento e dei confini che la mente può imporre.

Proprio alcuni titoli in tedesco ci ricordano che nelle vene di RE scorre anche sangue germanico e se nella forma si riconosce l’austerità tipica dei paesi del nord, nella sostanza ritroviamo tutto il calore del sud: una sorprendente fantasia che ci porta fin sulle nuvole, per osservare il panorama da lassù, ma anche un elegante groviglio di rovi maledetti che nell’intrigo di foglie, spine e vernice nascondono luci e ombre e travolgono l’atmosfera con la loro viva immobilità.
La scena però è nettamente dominata dall’ultima creazione di RE che pende dai soffitti chiari della sala centrale: ispirandosi all’antica tradizione degli arazzi, l’artista ne ha realizzato una sua originale versione. Un tappeto floreale nascosto in un mare di colla vinilica che cade dal cielo e silenziosamente catalizza l’attenzione di tutti. Tra gli infiniti petali e pezzi di bijoux nascosti nella trama l’occhio si perde fino a sbucare nei pochi punti lasciati volutamente aperti per riflettersi nello specchio sulla parete opposta: di chi sono ora gli occhi che guardano?