Esperimento di Libertà Temporale

20/03/2020

Questo è il periodo in cui tempo e spazio non possono più giocare per creare la velocità e quindi il movimento. Le condizioni di pericolo per la nostra salute ci obbligano a non considerare più lo spazio come un luogo di libero arbitrio di movimento. Posso dire che quasi tutto il mondo in questo momento si trovi recluso. Siamo obbligati a cedere i nostri spazi al nulla e usufruire solo di quello stretto e indispensabile. Usciamo il meno possibile, solo per necessità primarie come la spesa e per far cacare i cani.Quando questo ordine è stato trasmesso nelle televisioni italiane non ho avuto chissà quale timore per la mia libertà, soprattutto perché quello che è stato ordinato alla popolazione io lo facevo già da tempo. Uscivo solo per necessità, in realtà nemmeno per quello perché la persona con cui vivo si occupava anche di questo. Questa mia condizione, che amo chiamare esilio, è nata dalla mia esigenza di dovermi staccare da ciò che mi circonda per comprendere meglio il mio motivo di non sentirmi appartenente. Ho preso queste decisione anche per conoscermi, per scavare dentro di me. Nel tempo vissuto in esilio ho avuto modo di apprendere in merito ai miei difetti, i miei pregi e le potenzialità che non credevo di possedere.

Tornando all’ordine trasmesso a tutti gli italiani, come dicevo, non ho dato molto peso perché mi sentivo già preparata, agevolata. Tuttavia, dopo qualche giorno, mi sono resa conto di non riuscire a fare più nulla e ho iniziato a passare il tempo seduta in poltrona fissando il soffitto. Mi sono chiesta il perché e mi sono risposta con il primo plausibile pensiero, ovvero quello di essere preoccupata per qualcosa che potesse sfociare in una tragedia mondiale coinvolgendo amici e parenti che fuori dall’Italia vedevano tutto ciò banale, ridicolo; con la conseguenza di trovarsi meno preparati di noi (italiani). Ma non era questa la risposta a questa mia impotenza. Semplicemente perché, imparando a conoscermi, tutte le volte che mi trovo nel bel mezzo di una tragedia personale e non, tendo a minimizzare o addirittura distolgo lo sguardo cercando di non farmi avvolgere dalla negatività soprattutto per non crearne ulteriore. Credo profondamente che l’energia che muove tutto sia basata anche dall’umore e dalla valenza del pensiero. Anche in questa occasione cosi preoccupante mi sono comportata nel medesimo modo per rispettare il mio animo e l’andamento dell’universo stesso.

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Secretum Secretorum | RADICA Festival

Secretum Secretorum (ovvero Il Segreto dei Segreti) è un trattato che raccoglie una serie di insegnamenti di Aristotele al discepolo Alessandro Magno, fornendo indicazioni sul comportamento, sulla strategia politica e sul tenore di vita da adottare per meglio orientarsi nel percorso della vita. Come Aristotele consiglia ad Alessandro Magno, l’opera, dividendosi in tre parti, concepisce, con libera interpretazione, un’ulteriore comprensione della vita e dei suoi segreti.

In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito
non può entrare nel Regno dei Cieli
Giovanni 3:5

Questa frase racchiude la poetica considerando la Bibbia un libro colmo di riferimenti che possono essere liberamente interpretabili in svariate discipline, come la filosofia e la scienza.
I versi scritti nel Vangelo secondo Giovanni citano Gesù che si mostra sincero nei confronti di Nicodemo, un capo dei Giudei, rivelandogli un segreto che è ancor più ampio di quel che appare, che va oltre l’aspetto di fede religiosa. Egli rivela che la vera composizione dell’uomo è di acqua e Spirito. Due elementi che in questo binomio acquisiscono la stessa valenza, quindi importanti in egual modo. Considerato che il ciclo dell’acqua è perfettamente accostabile a quello della vita, si può dedurre che anche la vita stessa si muove ciclicamente, modificando di conseguenza il proprio stato fisico. Gesù, come egli stesso dice, rivela la verità; e la verità è che in qualche modo si rinasce.

Il titolo della prima opera (La verità esce fuori dal pozzo) è anche un rimando alla leggenda che descrive la necessità della Verità di doversi rifugiare nel fondo di un pozzo per non essere vista nuda, per colpa della Menzogna che ha vestito i suoi panni lasciandola spoglia. L’acqua è limpida come supponiamo possa essere la Verità, ma per giungere alla verità bisogna andare giù, in fondo, nel pozzo, dove l’acqua è più torbida. Questo pozzo dal bordo ricco rappresenta la fonte della vita. E’ un pozzo che rivela il suo fondo ambrato dalla gommalacca e la superficie increspata lascia intuire un cerchio che, formato dall’evaporazione dell’acqua, rappresenta il tempo ciclico della vita e quindi della perenne rinascita.

Nella seconda opera (La soglia), Il concetto di segreto della vita viene chiuso in una porta. Le ante decorate dalla reazione della gommalacca con l’acqua rappresentano lo stato gassoso dell’acqua e quindi della vita, mentre osservando dai vetri posti nella parte superiore delle ante, lo strato liquido dell’acqua e quello solido della gommalacca completano la differenza degli stati fisici. Come ogni soglia, esiste un dentro e un fuori, tuttavia ciò che si trova dentro è composto dalla stessa materia di ciò che si trova fuori da questa porta, ma in altra forma.

L’ultima opera (La terza realtà) utilizza l’acqua come strumento rivelatore della verità, paragonando la limpidezza dell’acqua alla trasparenza della verità ma mettendo in discussione il suo essere unica e sola. L’acqua diviene strumento “rivelatore” attraverso la sua trasparenza. L’idea delle molteplici verità è rappresentata da un vaso contenente una bacchetta di colore rosso coperta per metà d’acqua. Una linea rossa obliqua che si spezza e si riflette.
Partendo dal presupposto che la rifrazione crea una realtà differente generando di conseguenza una seconda realtà, se il punto di vista dell’osservatore viene rivolto verso l’alto si può notare il riflesso specchiato della superficie e quindi un ulteriore punto di vista differente che genera così un’ulteriore realtà.

 

 

RE, Hortus Conclusus

Hortus Conclusus – mostra personale di RE a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci – è l’evento che sabato 26 maggio alle ore 18:00 inaugurerà il nuovo spazio culturale FACTO di Montelupo Fiorentino. Nell’innovativa struttura – destinata al coworking artistico e culturale – sarà allestito il percorso espositivo che approfondisce il tema del “giardino recintato”. Dieci le opere create da RE con la particolare pratica pittorica del reverse on glass, tecnica divenuta un “marchio di fabbrica” della sua cifra stilistica.  

A caratterizzare l’allestimento sarà l’installazione site specific In Eden, così concepita dall’artista: “Trame e decorazioni floreali – diffuse nello spazio espositivo – suggeriscono la presenza prorompente della natura che, in analogia con il luogo, crea una scenografia surreale. L’utilizzo degli interni di uno spazio artificiale “nudo” adornato da decorazioni quasi barocche, realizzate con  fiori e foglie, identifica il luogo come materializzazione di uno spazio interiore da coltivare e curare. La polvere di ceramica – che completa le decorazioni – essendo dello stesso colore della pavimentazione presente, funge da prosecuzione “spaziale”, unendo il piano orizzontale (materia) da quello verticale (spirito). 

Scrive la curatrice Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci nel testo critico della mostra “FACTO si veste così dei fiori misti alle foglie che RE porta dalla sua Sicilia, di quei profumi che si legano inscindibilmente ad una commistione di polveri di ceramica, vera, indiscussa ed eccellente regina di Montelupo Fiorentino.  La profumata Sicilia si mischia ad una toscanità prorompente e autentica, grezza, concettualmente ibrida quanto formalmente è ibrida l’arte di RE, fatta di ritrovamenti, di scoperte, di regali del luogo (ne sono esempio i supporti impregnati della sua pittura), della genuinità del “thauma”, la meraviglia che genera la scoperta”.

La mostra di RE inaugura FACTO, il primo art-coworking in Toscana, i cui spazi espositivi sono affidati alla direzione artistica di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci.

Dopo la mostra Condizione curata da Roberto Baciocchi all’Elephant Paname di Parigi, la partecipazione alla collettiva Empatia alla Galleria Triphè di Roma a cura di Maria Laura Perilli, alla BIAS – Biennale Internazionale di Arte Contemporanea Sacra e delle Religioni dell’Umanità a cura di Chiara Modica Donà delle Rose all’Hotel Metropole di Taormina e al Trasformatorio – Fourth International Lab for Experimental and Site Specific Arts diretto da Federico Bonelli – dove realizza le opere reverse on glass site-specific Tesoro da Custodire e Giampilieri Maggio 2018 –  RE continua a esplorare spazi espositivi innovativi e luoghi ricchi di suggestioni e fermenti culturali.

RE

Hortus Conclusus

a cura di Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

FACTO

Via XX Settembre, 34
50056, Montelupo Fiorentino (FI)

26 maggio – 26 luglio 2018

Inaugurazione: sabato 26 maggio ore 18:00

Orari mostra: lun – ven; ore 09:00 – 19:00

Ingresso libero

Organizzazione generale: FACTO

Allestimenti: Associazione Culturale Siddharte

Coordinamento: Giuseppe Morgana

Testo critico: Giuditta Elettra Lavinia Nidiaci

Referenze fotografiche: Archivio RE

www.factoassociazione.com

www.re-artist.eu

www.siddharte.com

EMPATIA alla Galleria Triphè

La Galleria Triphè presenta la sua prima collettiva dal titolo Empatia. Con le opere in esposizione si vuole tentare una lettura dell’arte distaccata da aspetti talvolta autoreferenziali e narcisisti, per approdare ad uno scambio e ad una condivisione emozionale sia sul piano figurativo che concettuale.

L’arte prova a proporsi come strumento teso a scardinare quella dimensione nella quale stiamo approdando sempre più esageratamente distaccata, virtuale ed espressione di relazioni umane superficiali nonché permeate da uno stato di liquidità. La scelta artistica di questa esposizione aspira a stimolare interrogativi che, al di là della immediatezza della figurazione, sondano celati messaggi concettuali. L’arte, infatti, che da sempre è un qualcosa che si tocca e si sente, comporta necessariamente, un coinvolgimento sia dell’intelligenza razionale che della emotività. Proprio questa fusione potrebbe portare ad una lettura più esaustiva dell’opera.
Gli artisti coinvolti sono: Salvatore Alessi, Roberta Coni, Moreno Bondi, Adriano Fida, Enrique Moya, Sara Lovari, Franco Giletta, Antonio Finelli, Giuseppe Barilaro, Marco Stefanucci, Veronica Montanino, Francesco Bancheri, Elena Uliana, Re, Davide Dall’Osso, Ma Lin, Claudio Magrassi, Li Zi, Alessio Deli, Roberta Maola, Benjie Basili Morris, Teresa Merolla, Salvatore Pellegrino, Kristina Milakovic, Arteinacciaio Cavalieri, Lorenzo Santinelli, Gianluca Sità, Salvatore Cammilleri.

Sottobosco, 2017

 

L’empatia intesa come capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore con un messaggio in cui lo stesso è portato ad immedesimarsi, sottolinea la presa di coscienza e la consapevolezza di un sentire che può rigenerarsi, anche, in un particolare modo di percepire l’arte. Ecco, dunque, l’intento della collettiva: cercare di sottolineare che l’empatia può intercorrere non solo tra persone ma anche tra persone e cose. Un quadro, una scultura, possono aiutare a rigenerare un sentire più completo, fatto sì della percezione immediata dell’immagine ma anche dell’individuazione del messaggio nascosto posto alla base del profilo concettuale dell’opera stessa. La figurazione concettuale può essere, quindi, la strada da percorrere per una rieducazione delle emozioni. L’osservatore non guarderà, quindi, l’opera con un atteggiamento permeato da puro sentimentalismo o da stupore per l’immagine, ma anche con un background del sentire più analitico e quindi utile a stimolare maggiori riflessioni. Ben venga tutto ciò perché possa, poi, come una eco trasferirsi a tutte le sfere del sentire.

Empatia
Galleria Triphè Roma
a cura di Maria Laura Perilli
Via delle Fosse di Castello 2 – Roma (Castel Sant’Angelo/ San Pietro)
Orario 10.00 – 13.00 16.00 – 19.00 dal Martedì al Sabato