Aura Rosae

“Aura Rosae”: l’incontro del sacro nell’opera di RE al ‘Aura Fest’ di Santa Lucia del Mela

RE è stata invitata dal direttore artistico Giuseppe La Spada a dare il proprio contributo artistico per “Aura Fest”, tenutosi lo scorso 4 agosto a Santa Lucia del Mela. Questa prima edizione del festival multidisciplinare, è stato un invito a riflettere sui temi dell’umanità attraverso cultura, arte, musica e spiritualità.

L’opera

“Aura Rosae” di RE è un’esperienza visiva che ha abbraccia il concetto di sacro e di aura, intrecciandoli con la simbologia della rosa. L’opera, realizzata appositamente per l’evento, è un esempio di creatività e impegno ecologico, in quanto è stata realizzata interamente in plastica riciclata utilizzando la tecnica dell’ironed plastic. Questa scelta non è stata casuale: attraverso l’uso di materiali riciclati, l’artista ci ha invitato a riflettere sul nostro rapporto con l’ambiente e sulla capacità di trasformare il rifiuto in bellezza. L’opera descrive una rosa circondata da un’aura luminosa, rappresenta il ritorno alla sacralità e alla connessione con la natura, invita a un livello più elevato di coscienza e alla riscoperta dell’aura come manifestazione della sacralità intrinseca in ogni cosa.

La rosa, con il suo significato simbolico, è stata spesso associata a concetti di purezza e amore. Nell’arte e nella spiritualità, la rosa è stata utilizzata per rappresentare il divino, l’eterno e la bellezza trascendente. L’aura, d’altra parte, rappresenta l’energia sottile e invisibile che circonda ogni essere vivente ed è spesso collegata alla spiritualità e all’idea di una dimensione superiore.

Aura Rosae | ironed plastic | cm 190 x 180

“Aura Rosae” ha unito questi due concetti in un dialogo visivo invitando il pubblico a guardare oltre la superficie delle cose, a contemplare la bellezza inaspettata come quella nei materiali riciclati, sfidando a riconsiderare il rapporto con l’ambiente e a riscoprire la vita come manifestazione sacra nella sua essenza.

Secretum Secretorum | RADICA Festival

Secretum Secretorum (ovvero Il Segreto dei Segreti) è un trattato che raccoglie una serie di insegnamenti di Aristotele al discepolo Alessandro Magno, fornendo indicazioni sul comportamento, sulla strategia politica e sul tenore di vita da adottare per meglio orientarsi nel percorso della vita. Come Aristotele consiglia ad Alessandro Magno, l’opera, dividendosi in tre parti, concepisce, con libera interpretazione, un’ulteriore comprensione della vita e dei suoi segreti.

In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d’acqua e di Spirito
non può entrare nel Regno dei Cieli
Giovanni 3:5

Questa frase racchiude la poetica considerando la Bibbia un libro colmo di riferimenti che possono essere liberamente interpretabili in svariate discipline, come la filosofia e la scienza.
I versi scritti nel Vangelo secondo Giovanni citano Gesù che si mostra sincero nei confronti di Nicodemo, un capo dei Giudei, rivelandogli un segreto che è ancor più ampio di quel che appare, che va oltre l’aspetto di fede religiosa. Egli rivela che la vera composizione dell’uomo è di acqua e Spirito. Due elementi che in questo binomio acquisiscono la stessa valenza, quindi importanti in egual modo. Considerato che il ciclo dell’acqua è perfettamente accostabile a quello della vita, si può dedurre che anche la vita stessa si muove ciclicamente, modificando di conseguenza il proprio stato fisico. Gesù, come egli stesso dice, rivela la verità; e la verità è che in qualche modo si rinasce.

Il titolo della prima opera (La verità esce fuori dal pozzo) è anche un rimando alla leggenda che descrive la necessità della Verità di doversi rifugiare nel fondo di un pozzo per non essere vista nuda, per colpa della Menzogna che ha vestito i suoi panni lasciandola spoglia. L’acqua è limpida come supponiamo possa essere la Verità, ma per giungere alla verità bisogna andare giù, in fondo, nel pozzo, dove l’acqua è più torbida. Questo pozzo dal bordo ricco rappresenta la fonte della vita. E’ un pozzo che rivela il suo fondo ambrato dalla gommalacca e la superficie increspata lascia intuire un cerchio che, formato dall’evaporazione dell’acqua, rappresenta il tempo ciclico della vita e quindi della perenne rinascita.

Nella seconda opera (La soglia), Il concetto di segreto della vita viene chiuso in una porta. Le ante decorate dalla reazione della gommalacca con l’acqua rappresentano lo stato gassoso dell’acqua e quindi della vita, mentre osservando dai vetri posti nella parte superiore delle ante, lo strato liquido dell’acqua e quello solido della gommalacca completano la differenza degli stati fisici. Come ogni soglia, esiste un dentro e un fuori, tuttavia ciò che si trova dentro è composto dalla stessa materia di ciò che si trova fuori da questa porta, ma in altra forma.

L’ultima opera (La terza realtà) utilizza l’acqua come strumento rivelatore della verità, paragonando la limpidezza dell’acqua alla trasparenza della verità ma mettendo in discussione il suo essere unica e sola. L’acqua diviene strumento “rivelatore” attraverso la sua trasparenza. L’idea delle molteplici verità è rappresentata da un vaso contenente una bacchetta di colore rosso coperta per metà d’acqua. Una linea rossa obliqua che si spezza e si riflette.
Partendo dal presupposto che la rifrazione crea una realtà differente generando di conseguenza una seconda realtà, se il punto di vista dell’osservatore viene rivolto verso l’alto si può notare il riflesso specchiato della superficie e quindi un ulteriore punto di vista differente che genera così un’ulteriore realtà.